La Luce ha continuato ad entrare dalle sette finestre che contornano la mia casa. Una luce stranamente limpida, accompagnata dal silenzio irreale di una città in pausa e dal canto dei suoi nuovi antichi abitanti. Quelle finestre, per un tempo indefinibile, sono state i miei sette occhi affacciati su una inedita dimensione del reale.
Ho provato a catturarla con le mie scatole fotografiche e assieme alla luce che attraversava quei vetri è rimasta per sempre impressa sulle pareti delle mie essenziali camere oscure anche l’ombra degli oggetti che riempivano le mie stanze disordinate per il loro essere improvvisamente troppo abitate.
Queste ombre rimaste sulla carta, rimodulate a forma di camera, sono state portate nel mondo esterno quando nuovamente si è tornati ad uscire. Quella luce però era già persa e per leggere di nuovo e ancora quelle immagini serve ormai un mondo alla rovescia, con il dentro che va fuori, con il nero che diventa bianco, un mondo invertito come quello che, per un breve periodo, ho potuto intravedere da quelle stesse finestre.
Guardandole, torno a pensare che forse dovremmo ascoltare quella visione che, per un breve istante, quella luce ha provato a raccontarci.