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Giovanni Ortoleva

Questa è una foto del mio primo amore.

L’ho scattata nel 2014. Camminavamo sulla spiaggia di Viareggio, la primavera era appena iniziata, il sole stava iniziando a calare. Lei aveva una camicia di un colore pastello che non ricordo, i capelli raccolti. Qualche ciocca le cadeva sul collo. 

Camminava di fronte a me, avevamo discusso poco prima. Non ho mai avuto un buon carattere e quelle erano le prime volte in cui qualcuno all’infuori dei miei genitori si trovava costretto ad averci a che fare per un periodo di tempo prolungato. Credo fosse stravolta dai miei continui cambi d’umore, dalla possessività che si era fatta strada nei miei comportamenti da un giorno all’altro. Poveraccia. Camminava di fronte a me allontanandosi dalla riva dove le avevo fatto una scenata per qualcosa che preferisco non ricordare, io la seguivo a qualche metro di distanza, in silenzio. La spiaggia era deserta.

Poco prima di arrivare alla strada cementata, dove fermavano gli autobus che riportavano alle città, c’era un grande palo a strisce bianche e rosse. Sembrava la grande bacchetta di un mago, o una di quelle stecche di zucchero duro. Insomma, era completamente estraneo al contesto. Quando lei gli è passata accanto ho urlato Ehi. Lei si è voltata. Ho imbracciato la macchina fotografica e l’ho inquadrata. Una folata di vento le ha fatto cadere qualche altra ciocca sul collo. Guardandomi, ha sorriso. Le incomprensioni si risolvevano con piccoli momenti magici, dal buio alla luce e poi indietro di nuovo. Ho scattato.

Devo aver sbagliato qualcosa, qualche giorno dopo, mentre riavvolgevo la pellicola per mandarla a sviluppare,  di fatto non l’ho riavvolta. Aprendo la cassettina la pellicola è rimasta impressionata, insomma, le foto sono sparite tutte. L’ho mandata a sviluppare lo stesso. Dovevo pensare di avere soldi da buttare, all’epoca.

Questa non è una foto del mio primo amore. O meglio potrebbe esserlo, ma non lo so. Potrebbe anche essere una foto del paesaggio che ho scattato dal treno mentre tornavamo a casa, o una foto dei suoi gatti. Le foto sono tutte uguali fra loro. Sono tutto ciò che ho di lei.

Giovanni Ortoleva

[Director]

TI DO LA MIA PAROLA… INVISIBILE

[Invisible, 2020]